Hume e gli esiti scettici dell'empirismo

L'empirismo, una corrente filosofica che sostiene che l'esperienza sensoriale sia la fonte primaria della conoscenza, ha avuto un impatto significativo sulla filosofia occidentale. David Hume, un filosofo scozzese del XVIII secolo, è considerato uno dei principali esponenti dell'empirismo e ha contribuito in modo significativo agli sviluppi scettici all'interno di questa tradizione.

Hume ritiene le percezioni l'unica fonte della conoscenza, e le distingue in:
• impressioni: percezioni immediate e vivide;
• idee: immagini illanguidite delle impressioni.
Memoria e immaginazione consentono di conservare le impressioni e collegare le idee, tuttavia la mente non è totalmente libera perché procede secondo il principio di associazione, il quale opera in base ai criteri di somiglianza, contiguità e causalità. Uno degli esiti scettici più importanti dell'empirismo di Hume riguarda proprio la sua critica della causalità. Hume sosteneva che non si può giustificare razionalmente l'idea di causa ed effetto sulla base dell'esperienza, poiché non c'è modo di dimostrare che gli eventi passati determinino gli eventi futuri in modo necessario. Questo ha portato a una sfida radicale nei confronti delle nozioni tradizionali di causalità e determinismo.
Per Hume la fiducia nella regolarità dei fenomeni è frutto dell'abitudine da cui deriva la credenza, utile per guidare la condotta umana ma priva di certezza assoluta.
Infine sostiene che l'etica si fonda su criteri empirici e sul senso morale, infatti bisogna tenere distinti il piano dell'essere e quello del dover essere.

Complessivamente, Hume ha contribuito a gettare le basi per una visione più scettica dell'empirismo, mettendo in dubbio molte delle presupposizioni fondamentali sulla conoscenza e la realtà. Le sue argomentazioni hanno suscitato dibattiti duraturi e hanno influenzato in modo significativo lo sviluppo della filosofia moderna.


Commenti